Ecco cosa fa Private Compute Core, la nuova funzione che mira a rivoluzionare la privacy su Android 12 (foto)

Roberto Artigiani
Roberto Artigiani
Ecco cosa fa Private Compute Core, la nuova funzione che mira a rivoluzionare la privacy su Android 12 (foto)

Anche se parlare di Privacy con Google può sembrare un controsenso, BigG ha da poco rilasciato, insieme ad Android 12 Beta 2, una nuova sezione per gestire le impostazioni sull'uso dei nostri dati da parte di alcune funzioni. La novità è tanto più nobile - per lo meno sulla carta - dal momento che a detta di Mountain View mira a stabilire degli standard trasparenti per l'uso dei dati personali da parte di servizi in cloud.

Al momento, in attesa di una migliore traduzione in italiano, la sezione si chiama Private Compute Core e appare semplicemente come un nuovo nome della sezione che finora si chiamava Servizi di personalizzazione del dispositivo ("Device Personalization Services"). Al di là del cambio di etichetta, le intenzioni sono di realizzare un ambiente isolato dal resto dell'OS in cui possano girare alcune funzioni, che si basano essenzialmente sulla raccolta continua dei nostri dati personali.

Si tratta di servizi come Live Caption (sottotitoli in tempo reale), Now Playing (riconoscimento automatico della musica), Smart Reply e i suggerimenti della tastiera. Tutti questi infatti hanno bisogno di registrare ogni cosa che facciamo nel momento in cui la stiamo facendo per poter essere effettivamente utili. Ma come vengono gestite queste informazioni? Come possiamo essere sicure che questi servizi rispettino la nostra privacy?

Private Compute Core vuole dare una risposta a queste domande, con la solenne promessa di rendere  il tutto assolutamente non accessibile da parte del resto del sistema operativo - anche se Google non ha ancora spiegato come intende fare. In più, per tutto quello che viene inviato al di fuori del dispositivo per essere elaborato in cloud, BigG assicura che verranno utilizzate delle tecnologie (come Federated Learning e protocolli PIR) per aumentare il livello di tutela dei nostri dati.

In soldoni la sezione diventerà il posto dove trovare e gestire le impostazioni per quei servizi che raccolgono più informazioni su di noi di quanto uno potrebbe pensare e inoltre fornirà degli standard che assicurano per tutto quello che va in cloud.

Al momento le funzioni di Private Compute Core sono piuttosto limitate, ma Google dichiara che verranno potenziate con le prossime versione di Android. Insomma la dichiarazione di intenti c'è, bisognerà vedere se non è caricata a salve.

Fonte: Google