Google viene accusata di usare due pesi e due misure sulle commissioni del Play Store

Vincenzo Ronca
Vincenzo Ronca
Google viene accusata di usare due pesi e due misure sulle commissioni del Play Store

Arriva un altro interessante capitolo sulla vicenda, che si protrae da ormai un anno, che riguarda le commissioni richieste dai due giganti Apple e Google attraverso i rispettivi store delle app, rispetto ai guadagni generati dalle app che ospitano. I nuovi dettagli riguardano da vicino Google e il suo Play Store.

Michael Acton di Mlex ha portato alla luce una nuova causa antitrust intentata a Google negli Stati Uniti. Questa è interessante soprattutto perché contiene delle citazioni rilevanti in merito alle politiche di Google sulle commissioni richieste agli sviluppatori. Come vedete dallo screenshot qui in basso, un passaggio della denuncia riferisce che Google potrebbe aver offerto ad alcuni giganti dei servizi in abbonamento, come Netflix, di abbattere i costi sulle commissioni richieste dal Play Store. Tale abbattimento si riferirebbe al 30% di commissioni sui guadagni che viene solitamente richiesto agli sviluppatori che si affidano al Play Store per ospitare i propri prodotti.

Questo atteggiamento da parte di Google potrebbe anche rientrare in una strategia attuata da BigG per tenersi buona Netflix, ovvero per convincere il gigante dello streaming a rimanere nel suo sistema di fatturazione con una percentuale di commissioni considerevolmente più bassa. Tale strategia ha ovviamente senso quando si parla di cifre alte come quelle generate da Netflix.

La stessa causa emersa in rete fa emergere un altro aspetto importante: a Google basterebbe anche il 6% delle commissioni sui guadagni generati dalle app presenti sul Play Store per essere in attivo. Pertanto gli avvocati che hanno intentato la causa suggeriscono che le commissioni al 30% sono arbitrariamente alte, e chiaramente a scapito degli sviluppatori che non hanno molte altre valide alternative rispetto al Play Store per raggiungere gli utenti Android con i loro prodotti.

Da parte sua un portavoce di Google ha commentato la vicenda affermando che Google applica gli stessi standard in termini di politiche sulle commissioni per tutti gli sviluppatori che si affidano al Play Store.

E inoltre che Google permette comunque la possibilità di installare app e servizi da store di terze parti per i dispositivi Android.

La causa appena intentata nei confronti di Google però mette in luce anche che la stessa Google cerca di ostacolare la veicolazione su store di terze parti da parte degli sviluppatori. Tale impedimento consisterebbe in un articolo dei termini di servizio del Play Store per sviluppatore, il quale impedisce agli sviluppatori stessi di pubblicizzare o in qualche modo veicolare gli utenti verso store o servizi di terze parti per accedere ai loro prodotti.

Le considerazioni che si possono fare in merito a quanto appena emerso sono molteplici. Sicuramente non è semplice comprendere appieno delle dinamiche che riguardano contesti molto vasti. Fateci sapere voi cosa ne pensate attraverso il box dei commenti qui in basso. Noi vi terremo aggiornati sugli eventuali sviluppi di questa vicenda.

Via: The Verge
Fonte: Reuters