Android P bloccherà l'accesso alla fotocamera e al microfono da parte delle app in background

Roberto Artigiani
Roberto Artigiani
Android P bloccherà l'accesso alla fotocamera e al microfono da parte delle app in background

Anche se mancano settimane allo svelamento ufficiale della prossima versione del robottino verde continuano le indiscrezioni sulle probabili innovazioni che potrebbe portare. Le principali novità non sono note, ma recentemente sono emersi piccoli cambiamenti che riguardano aspetti secondari come la potenza del segnale di rete e il modo in cui viene mostrato a schermo o l'emissione di un tono per segnalare la registrazione di una telefonata in corso.

Dalla scandagliamento dell'AOSP è emersa un'implementazione che potrebbe portare una ventata rassicurante per gli utenti preoccupati per la propria privacy. Android P infatti impedirà l'accesso alla fotocamera alle app che girano in sottofondo evitando così che malintenzionati possano ottenere immagini dalla vostra vita privata.

Già dai tempi di Marshmallow la fotocamera era disponibile in maniera preferenziale per le app in primo piano, limitando così eventuali accessi non evidenti per l'utente. Android P dovrebbe alzare ulteriormente i controlli impedendo alle applicazioni in "stato di riposo" di accedere ai servizi ad alto consumo di risorse, tra cui appunto la fotocamera.

A questo punto l'unico modo che avrebbe un'app per catturare immagini in malafede sarebbe quella di girare in primo piano, ma così sarebbe identificata dal sistema e segnalata all'utente.

Aggiornamento 21/02/2018 ore 09:30

Quanto abbiamo riportato qui sopra in relazione alla fotocamera, vale in pratica anche per il microfono, al quale non potranno accedere le app in idle, ovvero in modalità doze.

Si tratta di una novità importante non solo per i paranoici, nel senso che così nessuna app in background potrà registrarvi a vostra insaputa, ma anche per bloccare altri comportamenti quantomeno "discutibili". Parliamo di quanto riportato lo scorso anno dal The New York Times, secondo il quale oltre 1.000 app Android molto popolari usavano il microfono per dei segnali relativi al tracciamento con fini pubblicitari, uno di quei campi nei quali il confine tra servizio e privacy non è sempre così netto. Abbiamo aggiornato di conseguenza il titolo dell'articolo.