L'Europa contro Google e Android: infrante le regole antitrust dell'Unione (aggiornato con replica)

Nicola Ligas
Nicola Ligas Tech Master
L'Europa contro Google e Android: infrante le regole antitrust dell'Unione (aggiornato con replica)

L'Unione Europea ha formalizzato le accuse contro Google, per abuso di posizione dominante, imponendo restrizioni ai produttori di dispositivi Android ed agli operatori, affinché le proprie app fossero preinstallate, impedendo così ad altri di essere competitivi.

Questa è in pratica la seconda grande accusa dell'UE a Google (la prima è in merito a come l'azienda abbia favorito il proprio servizio Google Shopping), che potrebbe portare nel complesso ad una multa fino al 10% degli incassi globali di Google in ciascuno di questi casi, con un totale che potrebbe aggirarsi intorno ai 14 miliardi di dollari.

Al di là della cifra in sé, l'accusa di posizione dominante con Android è particolarmente problematica per Google, che nel 2016 dovrebbe totalizzare circa metà dei propri introiti proprio dalla pubblicità su dispositivi mobili, e se l'Europa lo costringesse a cambiare il modo di distribuire i propri servizi sui dispositivi Android, questo potrebbe avere ripercussioni economiche ancora più grandi per BigG.

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Google non ha ancora risposto in merito alle accuse odierne, ma in precedenti dichiarazioni nel caso di Google Shopping, l'azienda aveva sottolineato il fatto che i suoi servizi non vengono fatti pagare: "l'accusa di abuso di posizione dominante richiede che ci sia una qualche transazione, come confermato da altri casi giuridici, e non c'è alcuna transazione tra Google ed i suoi utenti."

Secondo il Wall Street Journal, le accuse di oggi sarebbero originate in particolare dalle lamentele di non precisati operatori europei, i quali sosterebbero che la presenza delle app di Google rende difficile differenziare i vari prodotti. La risposta di BigG è che da parte sua non ha mai impedito a nessuno l'installazione di contenuti di terze parti, il che è piuttosto lampante dalle personalizzazioni che nel tempo i vari operatori hanno potuto apportare.

Aggiornamento: Google ha replicato in merito, puntualizzando che il business model di Android favorisce sia i produttori che i consumatori, sottolineando poi che chiunque può scaricare Android e ottimizzarlo per i propri dispositivi, come ha fatto Amazon; non è obbligatorio ricorrere ai servizi di Google. Inoltre, insiste ancora Google, le sue non sono certo le sole app pre-caricate su tanti smartphone, citando ad esempio Microsoft, Facebook, Amazon, le app dei vari operatori, ecc. Oltre a questo, è semplicissimo per gli utenti personalizzare il proprio dispositivo con le app che preferiscono (e qui vengono citate Spotify, WhatsApp, Angry Birds, Instagram, Snapchat ecc.).

Non da ultimo, Google sottolinea che Android non rappresenta un costo per nessuno dei suoi partner, ma per Google stesso lo è. Ha un costo svilupparlo, migliorarlo, tenerlo aggiornato e sicuro; e questo costo viene ripagato proprio dai servizi Google distribuiti con Android.