Vogliamo Claudio Moneta e Pietro Ubaldi in SpongeBob: La grande corsa (recensione)

Giorgio Palmieri
Giorgio Palmieri
Vogliamo Claudio Moneta e Pietro Ubaldi in SpongeBob: La grande corsa (recensione)

SpongeBob è un cartone animato, e questo lo si sa già. Ciò che forse non conoscete è che la voce italiana della simpatica spugnetta è di Claudio Moneta, doppiatore famoso per aver ricoperto una miriade di ruoli importanti, tra i quali si annoverano personaggi del calibro di Arthas, Barney Stinson, Kakashi e il mitico Akagi di Slam Dunk. Il mondo del doppiaggio è da sempre un po’ nell’ombra, tant’è che le figure di questo mestiere vengono addirittura classificate come attori del buio. A questo punto vi starete chiedendo, legittimamente per giunta, cosa c'entra tutto ciò con SpongeBob: La grande corsa, il tie-in mobile di Nickelodeon dedicato alla nuova pellicola cinematografica SpongeBob Fuori dall’acqua: niente in particolare, ma di sicuro questa chiacchierata sull’adattamento italiano di un cartone è più interessante di questo gioco estremamente derivativo.

Ancora tu? Ma non dovevamo vederci più?

SpongeBob La grande corsa Copertina

Mai giudicare un libro dalla copertina si dice, eppure non è poi così difficile capire il tipo di gioco con cui si ha a che fare con SpongeBob: La grande corsa, basta una sola occhiata ad un qualsiasi screenshot.

È il solito endless runner per i più piccoli, a-la-Cattivissimo Me per intenderci (o, onore al merito, in stile Subway Surfers), coadiuvato da un comparto grafico ben impacchettato.

Nei panni di un coloratissimo SpongeBob si corre su un percorso infinito, diviso in tre corsie, dove ci si può sbizzarrire nella raccolta di monete, schivando quello o quell’altro ostacolo, e raccogliendo uno dei pochi potenziamenti che quel mattacchione doppiogiochista di Plankton offre come aiuto durante la corsa. C'è il jetpack, il magnete, e poi un delizioso Krabby Patty che manda in estasi la spugnetta, permettendoci di giocare ad una sorta di piccolo clone di Flappy Bird semplificato, dove si raccattano laute quantità di monete.

Dopo una discreta dose di zucchero filato, preso a zonzo tra una schivata e l’altra, ci si può trasformare in Super Spongebob per una manciata di secondi, che alla fine non è altro che un potenziamento che rende la spugna invulnerabile.

Se la lettura di queste righe stimola in voi un senso di deja-vù, nessun problema: è tutto da copione. SpongeBob: La grande corsa è un gioco che non si preoccupa affatto di innovare, né di perfezionare una formula ormai stantia e abusata.

Manca il bagnoschiuma

Nonostante la palese poca volontà nello sviluppo, l’intrattenimento scaturito dalla giocabilità riesce nell’intento di divertire i giocatori più piccoli, con dei controlli immediati e abbastanza reattivi (anche se non sempre perfetti) ed una progressione costante tra potenziamenti e costumi acquistabili nell’apposito negozio.

Si denota però una certa mancanza di contenuti. Oltre all’assenza dei personaggi secondari del cartone (dov’è Patrick?), l’algoritmo di generazione dei livelli non riesce sempre a sostenere una sessione particolarmente diversa dall’altra, ripetendo spesso i soliti tre o quattro pattern di trappole come nel più comune degli endles runner. Il che lascia di sicuro l’amaro in bocca, considerando che si parla di un titolo pubblicitario venduto a ben 4,27€, e con tanto di acquisti in-app che intaccano l’offerta quasi come se fosse un free-to-play.

Piccola ed ultima nota è per il comparto audiovisivo, curato e colorato come ci si poteva aspettare, ma l’aggiunta del doppiaggio in italiano avrebbe sicuramente donato al tutto un ulteriore grado di immedesimazione.

Giudizio Finale

Un tie-in endless runner, pure a pagamento, e con acquisti in-app integrati. Basta questa frase per farvi stare alla larga da SpongeBob: La grande corsa, eppure quello imbastito da Nickelodeon offre ciò che vuole un bambino: un piccolo videogioco accessibile con il suo personaggio preferito. Si sente però l’assenza di quella cura che contraddistingue un prodotto a pagamento da uno free-to-play, che lo degrada a prodotto generalmente mediocre. E si sente pure la mancanza di quei grandi del doppiaggio di Claudio Moneta e Pietro Ubaldi.

PRO CONTRO
  • Colorato e ben impacchettato
  • Divertente se amate il genere
  • A pagamento con acquisti in-app
  • Solito endless runner derivativo
  • Contenuti al minimo sindacabile
  • Niente doppiaggio in italiano