Dungeon Keeper di nuovo nell'occhio del ciclone: condannato dall'antitrust inglese

Lorenzo Delli
Lorenzo Delli Tech Master
Dungeon Keeper di nuovo nell'occhio del ciclone: condannato dall'antitrust inglese

Dungeon Keeper finisce nuovamente al centro dell'attenzione mediatica. A pochi giorni dalle dichiarazioni piuttosto pesanti del CEO di EA Games Andrew Wilson, che in un'intervista ai colleghi di Eurogamer ha definito Dungeon Keeper non solo come un errore, ma anche come una "vergogna", arriva un ulteriore stangata da parte dell'Advertising Standards Authority inglese (l'equivalente dell'antitrust italiano per intendersi), che accusa EA di pubblicità ingannevole.

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L'Advertising Standards Authority inglese ha infatti bandito una pubblicità del gioco etichettandola appunto come ingannevole, e il motivo è presto spiegato. Nella pubblicità (recapitata a quanto pare via email) si fa riferimento ad un gioco free, quando in realtà sappiamo tutti benissimo, compreso l'Antitrust inglese, che Dungeon Keeper è supportato da acquisti in-app piuttosto cari e invasivi. EA si è difesa dicendo che il termine "free" fa riferimento al download del gioco, e non ai suoi contenuti, ma l'ASA inglese ha dato ragione ai consumatori.

Nel comunicato ufficiale rilasciato dall'organo inglese, si parla di meccaniche di gioco che rendono impossibile fruire dell'esperienza completa senza spendere soldi in valuta virtuale, riferendosi anche alla gestione del tempo e al fatto che certe azioni necessitino di accelerazione, pena un'attesa piuttosto lunga.

“The ad must not appear again in its current form. We told Electronic Arts Ltd to ensure that future ads made clear the limitations of free gameplay and role of in-app purchasing with regard to speeding up gameplay.” - Advertising Standards Authority inglese

In definitiva Electronic Arts non potrà più pubblicizzare Dungeon Keeper come gioco gratuito, e la stessa regola varrà per tutti i futuri giochi lanciati dal noto publisher. Rimane il fatto che molti altri noti publisher sfruttano simili meccaniche "pay-to-win" o "pay-to-don't-wait" passandola di fatto liscia. Chissà che queste iniziative  da parte dei vari organi nazionali (vi ricordate quello dell'antitrust italiano?) unito al lancio di giochi piuttosto celebri (Civilization Revolution 2Modern Combat 5 Blackout) senza acquisti in-app, rappresentino un primo passo verso metodologie di vendita più apprezzate dai consumatori.

Fonte: Multiplayer
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