Le app freemium raccolgono il 98% degli introiti del Play Store
Spesso al centro di tante polemiche, le app freemium (per lo più giochi), quelle cioè che prevedono acquisti in-app per "completarne l'esperienza", sembrano invece essere un grande successo, almeno dal punto di vista monetario.
Il pubblico preferisce insomma il try-and-buy, ovvero preferisce comparare in-app, piuttosto che comprare l'app stessa a priori. La cosa ha in fondo un senso: l'acquisto a scatola chiusa non piace a nessuno (sebbene Google Play offra comunque dei tempi di rimborso), e magari dopo aver provato un gioco, scopriremo di esserne così appassionati da volerci investire volentieri qualche euro sopra. Peccato solo che a volte gli sviluppatori approfittino di questa modalità, inserendo acquisti in-app dai costi "stratosferici", anche in giochi dedicati magari ad un pubblico molto giovane.
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Con il Google I/O di domani comunque, non dubitiamo che saranno snocciolate ampie cifre in merito; quelle odierne provengono invece da App Annie, e descrivono un Play Store con oltre 1,5 milioni di applicazioni, e con introiti in crescita di oltre il 50% rispetto allo scorso anno.
Il Giappone rimane il paese in cui si spende di più in contenuti in-app, seguito alla distanza da USA e Corea del Sud. In generale comunque, i giochi costituiscono circa il 40% di tutti i download al mondo e generano oltre il 90% di introiti dello store, segno che gli acquisti in-app sono particolarmente efficaci nel loro caso.