Un tatuaggio elettronico e una "vitamina autenticante": le follie futuristiche di Motorola!

Nicola Ligas
Nicola Ligas Tech Master
Un tatuaggio elettronico e una "vitamina autenticante": le follie futuristiche di Motorola!

Motorola non è solo Moto X, è anche ricerca e sviluppo: già ma di cosa? Se il futuro ci porterà il wearable computing, ovvero la tecnologia che si indossa, Motorola è già un passo avanti e vuole proprio mettercelo sotto pelle questo futuro, o addirittura farcelo ingoiare. Alla conferenza D11, Regina Dugan, Senior Vice President per i progetti e la tecnologia avantaza a Motorola, ha appunto mostrato due di questi prototipi.

Il primo è un tatuaggio elettronico che Regina ha mostrato sul suo stesso braccio, ironizzando poi sui futuri conflitti genitori-figli, quando questi ultimi lo voranno per sé. Scopo del tatoo? Ignoto, ma chiunque abbia visto almeno un film di fantascienza, potrà immaginarsene una buona dozzina.

Il secondo pezzo di futuro è ancora più inquietante: una pillola di Proteus Digital Health che dovremmo ingoiare e che sarà poi alimentata dagli acidi nel nostro stomaco (non so se gridare al genio o al rigurgito! NdR).

Una volta ingerita, questa genererà un segnale a 18-bit direttamente dal nostro corpo che in pratica ci renderà dei "token di autenticazione viventi"; non a caso Dugan l'ha chiamata "vitamina autenticante." E se pensate che tutto questo sia in mezzo scherzo, sappiate che la pillola di Proteus è già stata approvata dall'FDA (Food and Drugs Administration). Anche in questo caso vengono in mente molti scenari: dal semplice passaggio di punti di accesso, all'uso di dispositivi sensibili che si attivano solo in prossimità del nostro corpo, al teletrasporto (ok, quest'ultimo non c'entra molto, ma già che ci siamo...).

Se insomma il problema principale del wearable computing è la flessibilità del corpo umano, contrapposta alla rigidità della tecnologia, Motorola non è senz'altro spaventata dalla sfida, e sapere che Regina Dugan ha in passato lavorato come direttore alla DARPA (un'agenzia del dipartimento della Difesa statunitense dedita ai progetti di ricerca avanzata per uso militare) senz'altro ci tranquillizza; o forse è proprio quello che ci preoccupa!

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