ZTE a rischio per aver violato un ban imposto anni fa dagli USA (aggiornato: ban rimosso)

Nicola Ligas
Nicola Ligas Tech Master
ZTE a rischio per aver violato un ban imposto anni fa dagli USA (aggiornato: ban rimosso)

Qualche anno fa, ZTE fu accusata di aver venduto tecnologia USA all'Iran attraverso i propri smartphone, in un momento nel quale gli Stati Uniti avevano imposto un ban sul paese asiatico. L'azienda, sotto la minaccia di pesanti multe, accettò di licenziare 4 dipendenti coinvolti e di "punirne" 35 altri, ma a parte questo non intraprese ulteriori azioni, come ammesso dalla stessa ZTE nel marzo 2018. A causa di ciò, le aziende statunitensi potrebbero non fornire più "beni proibiti" a ZTE per ben 7 anni, minandone profondamente l'attività produttiva.

Parliamo ad esempio del divieto di utilizzare chipset di Qualcomm o software di Google, il che significa non avere accesso ai processori Snapdragon né al Play Store ed alle app di Google. Capirete da soli che se queste restrizioni fossero poste in essere, tutta la produzione di smartphone Android di ZTE, top di gamma in particolare, sarebbe messa in serio pericolo, soprattutto fuori dalla Cina, dove i servizi di Google sono praticamente un must-have per vendere smartphone Android.

Se il problema non sarà risolto tempestivamente ed efficacemente, pensiamo che sarà un disastro per ZTE e che l'azienda sarà costretta a ridimensionare il suo smartphone business, non solo in USA, ma anche in altri mercati.

da Woody Oh, Strategy Analytics

E di Axon 9, il possibile nuovo top di gamma ZTE, cosa ne sarà? Difficile dirlo al momento, ma la prospettiva non sembra rosea. Al momento comunque né ZTE, né Google o Qualcomm hanno commentato la vicenda, pertanto torneremo a parlare se ci fossero novità di rilievo.

Aggiornamento 20/04/2018 ore 12:20

ZTE ha replicato affermando di trovare ingiusta questa misura, e sottolineando invece gli sforzi fatti dall'azienda negli ultimi anni. L'azienda ha anche ribadito il rischio di un effetto boomerang, dato che il blocco imposto a ZTE potrebbe danneggerà anche i suoi partner, tra i quali un buon numero di aziende statunitensi. Al contempo ZTE riconosce che l'ordinanza restrittiva minaccia seriamente la sopravvivenza e lo sviluppo di ZTE, pertanto l'azienda cercherà di risolvere la questione con il dialogo, ma è anche pronta ad intraprendere vie legali. A seguire il comunicato integrale di ZTE.

Statement of ZTE Corporation on Activation of the “Denial Order” by U.S. Department of Commerce

Since April 2016, ZTE Corporation (hereinafter referred to as “ZTE”) has continuously reflected on lessons from its past experience in Export Control Compliance and has attached great importance to Export Control Compliance. Within ZTE, compliance is regarded as the foundation and bottom-line of the Company’s operation.

ZTE has established a Compliance Committee led directly by its CEO; built a global team of experienced export control compliance experts; engaged several world-class counsels and consultants to provide professional guidance in order to establish and optimize ZTE’s export control compliance structure, system and procedure; introduced and implemented the SAP Global Trade System (GTS); organized compliance training covering over 65,000 employees; cooperated comprehensively with the independent Monitor designated by U.S. Government to ensure the Monitor’s real-time and transparent monitoring over ZTE’s implementation of the relevant Agreements with U.S. Government and applicable export control compliance requirements, and provided over 132,000 pages of documents. In 2017 alone, ZTE invested over USD 50 million in its export control compliance program and is planning to invest more resources in 2018.

ZTE has been working diligently on Export Control Compliance program and has invested tremendous resources in export compliance and has made significant progress since 2016. It is unacceptable that BIS insists on unfairly imposing the most severe penalty on ZTE even before the completion of investigation of facts, ignoring the continuous diligent work of ZTE and the progress we have made on export compliance and disregarding the fact that (1) ZTE self-identified the issues in the correspondence and self-reported by ZTE immediately; (2) the Company has taken measures against the employees who might have been responsible for this incident; (3) corrective measures has been taken immediately; and (4) a prestigious U.S. law firm has been engaged to conduct independent investigation.

The Denial Order will not only severely impact the survival and development of ZTE, but will also cause damages to all partners of ZTE including a large number of U.S. companies.

In any case, ZTE will not give up its efforts to resolve the issue through communication, and we are also determined, if necessary, to take judicial measures to protect the legal rights and interests of our Company, our employees and our shareholders, and to fulfill obligations and take responsibilities to our global customers, end-users, partners and suppliers.

Aggiornamento 09/05/2018 ore 18:10

Secondo quanto riportato su Reuters, ZTE avrebbe cessato le sue attività principali, in seguito al bando degli USA, ma sarebbe al lavoro per ottenere una modifica o meglio ancora un annullamento dello stesso. Ecco quanto avrebbe dichiarato l'azienda:

As a result of the Denial Order, the major operating activities of the company have ceased.

As of now, the company maintains sufficient cash and strictly adheres to its commercial obligations subject to compliance with laws and regulations.

[ZTE is communicating with the U.S. government] “in order to facilitate the modification or reversal of the Denial Order by the U.S. government and forge a positive outcome in the development of matters.”

Aggiornamento 10/05/2018 ore 13:00

Il CEO di ZTE Italia (via: CorCom) smentisce l'articolo di Reuters citato in precedenza, ribadendo invece che le attività dell'azienda proseguono, così come il "dialogo intenso con gli Stati Uniti per risolvere la situazione al più presto". A seguire le principali dichiarazioni del dirigente.

In questi giorni alcuni rumor di stampa hanno riferito che Zte Italia ha interrotto le proprie attività globali a seguito del Ban emesso dagli Stati Uniti, ma tengo a chiarire e ad informare che si tratta di un’interpretazione errata delle dichiarazioni emesse da Zte in data 9 maggio e che l’azienda sta comunque continuando, e continuerà, ad eseguire le proprie attività. [ZTE continuerà ad operare] sia per dimostrare la serietà e correttezza del nostro Gruppo e sia per soddisfare le aspettative dei nostri clienti e dei nostri partner, che sono centinaia in Italia e che con fiducia lavorano insieme a noi.

Nelle ultime settimane, dopo aver appreso della decisione del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti d’America, Zte Italia e le altre filiali europee hanno avviato, di concerto con la Capogruppo, una profonda attività interna per predisporre ogni azione possibile a tutela delle necessità dei nostri clienti ed in ottemperanza agli impegni assunti con tutti gli stakeholder. Le attività restano al momento conformi a quanto previsto dal provvedimento di diniego. Nel frattempo Zte ha avviato un intenso dialogo con il Governo degli Stati Uniti per giungere ad un accordo ed annullare la sanzione. È questa la nostra priorità assoluta, al fine di risolvere la situazione nel minor tempo possibile.

Stiamo lavorando 24 ore al giorno per attuare piani di azione incisivi, che ci consentano di mantenere sempre alte le nostre performance tecnologiche ed industriali.

da Hu Kun, CEO di ZTE Italia e presidente area Western Europe
Aggiornamento 14/05/20 ore 09:30

Sulla vicenda ZTE è intervenuto anche il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Come potete leggere dal tweet seguente, Trump si è impegnato a risolvere la faccenda ZTE, dando l'opportunità all'azienda di tornare in affari, in tempi brevi. Vi terremo aggiornati sul continuo evolversi della vicenda, non appena le promesse del Presidente avranno conseguenze.

https://twitter.com/realDonaldTrump/status/995680316458262533

Aggiornamento 18/05/2018 ore 9:00

Lo "United States House Committee on Appropriations" (via: 9to5Google), con un emendamento approvato all'unanimità, ha praticamente bloccato ogni possibile intervento del Presidente Trump (o di terze parti) per salvare ZTE, ribadendo che i provvedimenti presi resteranno effettivi.

Così si è espresso il membro del Congresso C.A. Dutch Ruppersberger

This amendment, which passed with the unanimous support of my colleagues on both sides of the aisle, shows that, when the United States enacts sanctions, we stand behind them. It will also prevent a foreign company that is beholden to its government – and that ignores embargoes – from infiltrating the devices and networks that are now indispensable to American life.

Così invece Rosa DeLauro, un'altra co-autrice dell'emendamento:

I am proud that today’s amendment maintaining penalties on the shady Chinese cellular company ZTE received unanimous support in the Appropriations Commerce, Justice, and Science Subcommittee. We, as the Congress, need to step up to protect American workers, and American national security, from a company that experts inside and outside government agree endangers American interests. This is not a company that President Trump should be trying to save. He promised to protect American jobs and claims to be all about ‘America First.’ I suppose not—this move is clearly China First.

Aggiornamento 29/05/2018

Il Presidente Trump ha dichiarato nel corso del fine settimana che ZTE potrà riprendere la propria attività dopo aver pagato una multa da 1,3 miliardi di dollari ed aver cambiato dirigenza. Nel tweet viene anche specificato che ZTE dovrà acquistare componenti dagli USA, ma considerando che era stata questa la natura prima del problema, non sembra un vincolo particolare, a meno che non sottenda altro.

Non è ancora chiaro quale sarà la risposta di ZTE in merito, ma continueremo a tenervi aggiornati.

https://twitter.com/realDonaldTrump/status/1000151354701213696

Aggiornamento 06/06/2018

Secondo fonti citate da Reuters, ZTE avrebbe raggiunto un accordo con gli USA, che potrebbe (letteralmente) costarle fino a 1,7 miliardi di dollari. L'accordo preliminare comprenderebbe infatti 1 miliardo di dollari di multa ed altri 400 milioni come cauzione per coprire possibili violazioni future; a questi si aggiungono 361 milioni che ZTE aveva già pagato in precedenza.

ZTE non ha commentato questo report, ed un portavoce del Dipartimento del Commercio ha dichiarato che nessun accordo definitivo è ancora stato siglato da entrambe le parti. Continueremo a tenervi aggiornati, ma sembra che ci siano buone probabilità di una risoluzione della vicenda, per quanto "cara" possa essere per ZTE.

Aggiornamento 07/06/2018

Il Segretario al Commercio USA, Wilbur Ross, ha confermato (fonte: CNBC) che è stato raggiunto un accordo con ZTE. L'azienda cinese non solo dovrà pagare una multa da 1 miliardo di dollari, ma un team scelto dagli USA entrerà a far parte di ZTE, probabilmente per controllare che non ci siano problemi in futuro. L'azienda dovrà inoltre cambiare la propria dirigenza ed il consiglio di amministrazione entro un mese. Non è una cosa da poco, ma considerando che l'alternativa era in pratica il fallimento di ZTE, di certo questa è una migliore alternativa.

Aggiornamento 13/06/2018

La vicenda ZTE-USA sta davvero diventando senza fine. Come riportato dal Corriere delle Comunicazioni, un emendamento bipartisan potrebbe infatti bloccare l'intesa voluta da Trump con il dipartimento del Commercio. Secondo i Senatori infatti, i rischi sulla sicurezza sarebbero sempre presenti ed il bando era giusto in origine. Non è quindi ancora chiaro quale sarà l'epilogo della vicenda.

Aggiornamento 19/06/2018

Come accennato nell'aggiornamento precedente,  è passato l’emendamento alla legge di spesa per la difesa nazionale in pratica vanifica l'intesa voluta da Trump. Il National defense authorization act è stato approvato in modo bipartisan, confermando il bando di sette anni alla vendita di componenti made in USA a ZTE.

In base ad un articolo del CorCom, ora rimosso, avevamo tirato in ballo anche Huawei, che è invece estranea alla vicenda. Come chiarito dal Wall Street Journal, è infatti proibito per le agenzie governative statunitensi acquistare apparecchiature o servizi di telecomunicazione da ZTE o anche da Huawei, ma quest'ultima non ha alcun bando sull'acquisto di componenti made in USA, come invece nel caso di ZTE. Abbiamo corretto questo paragrafo di conseguenza.

Aggiornamento 06/07/2018

ZTE tornerà in affari, almeno temporaneamente. ZTE è infatti stata autorizzata dagli USA (via: The Verge) a supportare la sua tecnologia ed i dispositivi commerciali già esistenti, grazie ad una sospensione temporanea del bando impostole, fino al 1° agosto 2018. Non ci è dato sapere cosa succederà dopo tale data, ma la speranza è che la sospensione diventi permanente, se ZTE rispetterà pienamente le condizioni dettate dagli Stati Uniti.

Nel frattempo però il Corriere delle Comunicazioni riporta un'altra tegola per l'azienda cinese: l'abbandono del contratto che la lega in Italia a Wind 3 (parliamo a livello di infrastrutture di rete, non tanto di smartphone). Quest'ultima ha infatti passato la commessa ad Ericsson, dopo che era stata vinta da ZTE a fine 2016. Parliamo di un contratto da un miliardo di euro, quindi non certo risibile.

Aggiornamento 16/07/2018

Si chiude finalmente, almeno per il prossimo futuro, la vicenda ZTE-USA. Gli Stati Uniti hanno infatti rimosso la messa al bando imposta all'azienda cinese, dopo che quest'ultima ha completato il versamento della multa da 1,4 miliardi di dollari. Gli USA rimarranno vigili al riguardo, ma a meno di ulteriori colpi di scena, la vicenda si chiude qui.

Cosa ne sarà di ZTE è però ancora tutto da vedere, perché il colpo subito non è certo stato leggero, sia in termini economici che per il riassetto impostole. Come sempre, vi terremo aggiornati.

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