Centinaia di app su Play Store e App Store vi ascoltano tramite il vostro smartphone per carpire cosa guardate in TV (foto)

Edoardo Carlo
Edoardo Carlo
Centinaia di app su Play Store e App Store vi ascoltano tramite il vostro smartphone per carpire cosa guardate in TV (foto)

Di storie inquietanti sulla sicurezza informatica e la privacy degli utenti ne stanno circolando tante nel corso degli ultimi mesi. I protagonisti sono sempre cyber criminali che inseriscono malware in app apparentemente innocue – spesso reperibili dal Play Store stesso – per sottrarre informazioni o denaro ai malcapitati utenti. Anche questa volta vi parliamo di app insospettabili, presenti sullo store di Google – e, in misura minore, anche in quello di Apple – che potenzialmente mettono a repentaglio la nostra privacy. A cambiare però, sono gli attori in campo.

Le app incriminate infatti, non utilizzano malware circolanti nel deep web e implementabili nel codice delle app, ma un plugin venduto alla luce del sole da una rispettabile azienda chiamata Alphonso. Tale plugin, se integrato in un software, non fa altro che sfruttare il microfono integrato in ogni smartphone per ascoltare gli utenti alle prese con la propria serie TV preferita, per carpirne dunque le preferenze, a scopi pubblicitari e di marketing.

O questo almeno è il fine pensato per il plugin sviluppato da Alphonso, come spiegato dal CEO Ashish Chordia, che ha anche specificato come le app sono tenute ad informare gli utenti dell'implementazione del plugin, oltre a richiedere i dovuti permessi per farlo funzionare. Tuttavia, Alphonso declina anche ogni responsabilità circa eventuali usi impropri del plugin. A giudicare dalle centinaia di app che lo utilizzano, è difficile immaginare che qualcuno non lo utilizzi per ascoltare tutto ciò che accade nella vita degli ignari utenti.

Per la maggior parte, sono i giochi ad implementare il plugin di Alphonso, con titoli come Pool 3D, Beer Pong e persino Honey Quest – un gioco destinato ad un pubblico infantile – che difficilmente possono giustificarne la presenza. Nonostante le spiegazioni del CEO di Alphonso, è bene che Google ed Apple indaghino su queste app, al fine di proteggere la privacy dei propri utenti.