Android Oreo imporrà più restrizioni ai produttori: la versione del kernel dovrà essere la più recente

Edoardo Carlo

Android è un sistema operativo basato su Linux, per cui la sua componente open source non è mai stata messa in discussione in quasi dieci anni di onorato servizio. Google poi, concede ai produttori la sua certificazione, che consiste nel Google Play Services e tutti gli altri servizi ad esso correlati. I requisiti da soddisfare per questa certificazione – che non è obbligatoria, in Cina ad esempio quasi ogni modello ne è privo – non sono mai stati particolarmente stringenti, a partire dalla libera scelta della versione del kernel Linux a bordo di uno determinato smartphone. Ma con Android Oreo, la musica dovrebbe cambiare.

Infatti, nonostante molti produttori equipaggino da sempre i propri dispositivi con le versioni più aggiornate del kernel, molti altri non ne seguono l'esempio, adottando versioni più datate, per contenere i costi dello sviluppo software. Ciò però, li espone ad un numero molto maggiore di vulnerabilità, costringendo Google ad un lavoro extra nel rilascio di patch di sicurezza, ma anche alimentando la cattiva fama di Android circa la sicurezza.

Con Oreo, i produttori che vorranno commercializzare dei nuovi modelli aggiornati all'ultima versione di Android, dovranno anche assicurare a Google la presenza del kernel Linux 4.4 o superiore, senza il quale non riceveranno la preziosa certificazione. Una versione più aggiornata non abbatte del tutto i rischi di vulnerabilità, ma di certo li riduce notevolmente rispetto ad una ormai obsoleta.

Oltre a questo nuovo requisito minimo, Oreo ne richiederà un altro, ovvero la piena compatibilità con il Project Treble, su cui Google ripone grande fiducia per una nuova e rivoluzionata modalità di rilascio degli aggiornamenti, che potrebbe sconfiggere una volta per tutte il problema della frammentazione e migliorare notevolmente la sicurezza informatica. Insomma, un altro punto a favore del nuovo dolcetto di casa Google.

Loading