Outernauts: le stanche creature di Insomniac (recensione)

Outernauts è un incrocio tra la formula di Pokémon e un gestionale: purtroppo nessuna delle due fette ci ha convinti pienamente.
Giorgio Palmieri
Giorgio Palmieri
Outernauts: le stanche creature di Insomniac (recensione)

I nomi altisonanti di Spyro The Dragon e Ratchet and Clank non devono essere mischiati con un prodotto come Outernauts. La software house sarà pure la stessa, ma il target del titolo è di tutt’altra pasta. Questo è stato infatti il primo gioco di Insomniac Games ad essere studiato per l’ambiente social. Prodotto da Electronic Arts, Outernauts venne rilasciato in esclusiva su Facebook nel 2012, per poi essere rimosso all’inizio del 2014 a causa dell’imminente uscita della rivistazione dello stesso gioco, in esclusiva per piattaforma iOS, e intitolato Outernauts: Monster Battle. Pochi giorni fa, a distanza di tre anni dalla sua prima comparsa, il titolo è stato rilasciato sul Play Store. Di acqua ne è passata sotto i ponti, forse anche troppa.

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Gotta hatch 'em all!

L’attesa estenuante non deve però essere necessariamente vista come un motivo per scartarlo a priori.

Del resto, a parte qualche piccola caduta di stile, quello di Insomniac è un team di grande talento, capace di donare ai suoi prodotti un carisma delizioso. Outernauts è uno di quelli: almeno nel design stilistico, il gioco riesce a trasmettere la sua identità, con colori vivaci e creature simpatiche e variegate.

Outernauts 3

Stiamo però parlando di un gestionale free-to play, uno di quelli che punta ad assuefare nella speranza di spillare un po’ di soldi dalle tasche dei suoi giocatori (gli acquisti in-app vanno da 1,13 € a 115,19 € per elemento, quindi fate attenzione alla carta di credito se avete un bambino o un fratellino intenzionato a giocarci).

L’avventura è ambientata in un mondo a metà tra lo spazio e la natura, proprio come i curiosi universi di Ratchet e il suo amico di latta. Il giocatore impersona un Outernauts, un astronauta tutto d’un pezzo intento ad esplorare pianeti nella speranza di trovare uova da incubare nei suoi particolari edifici, così da poter arricchire la propria squadra di mostri.

Il che fa lecitamente presagire un gameplay simil-Pokémon, ma non è esattamente così.

Déjà vù

Nello specifico, Outernauts è diviso in due parti: la prima è quella che si incentra sulla gestione del pianeta, dove si amministrano strutture, raccogliendo monete di tanto in tanto, e le si danno ai mostri per farli salire di livello. La seconda fetta dell’offerta si basa sulle battaglie tra mostri, vero cuore pulsante della produzione.

Ogni creatura ha un proprio elemento, con rispettivi bonus e malus, e una sua rarità, e sarà possibile portarne in campo un numero pari o minore a sei. Il sistema di combattimento, “coadivuato” - per così dire - da pessime animazioni, è pressocché automatico: potrete solo scegliere quale obiettivo attaccare, poi ci penseranno i vostri mostriciattoli a fare il resto. Non ci sono abilità attive, solo passive, che si ottengono man mano che si sale di livello.

Lo scopo principale è dunque quello di superare i vari livelli nella campagna, potenziando all’occorrenza i propri mostri di missione in missione, altresì impossibili da vincere.

Il gioco offre anche una modalità multiplayer per affrontare gli astronauti di tutto il mondo, ma purtroppo è asincrona. La struttura del gioco è comunque basata sui numeri, e pochissimo sulla strategia. Invero, nessuna delle due parti di gameplay sfoggia chissà quale profondità, colpa forse di uno sviluppo pensato originariamente per una piattaforma social.

Quel classico senso di ossessione che si percepisce nelle prime battute, tipico del genere, viene presto negativamente ammorbidito da una gestione della progressione già vista e assaporata in molte salse, permeata dalla classica valuta ad “energia”, la benzina, che limita le azioni eseguibili in un lasso di tempo, per fortuna non troppo frustante rispetto alla concorrenza. Il design delle creature e la potenziale buona idea potrebbero pure addolcire la pillola, se non fosse che di questi giochi, in questi anni, e di qualità superiore, ne abbiamo giocati a bizzeffe.

Giudizio Finale

Gli anni passano per tutti, anche per i bei giochi.

Pensate a cosa possono fare gli stessi ad un titolo che di bello non ha molto. Outernauts, oltre ad essere vecchio in partenza, è un’esperienza stucchevole, e una settimana scarsa ci è bastata per seccarci. Un'occasione sprecata, purtroppo, cara Insomniac: dalle tue sapienti mani ci aspettavamo di più. Nemmeno il Capitano Qwark potrebbe salvarlo dal gorgo degli omologati gestionali mobile.

PRO CONTRO
  • Il design sarebbe pure azzeccato...
  • Il concept è potenzialmente vincente...
  • Le attese non sono esagerate
  • ...se solo le animazioni fossero all'altezza
  • ...solo potenzialmente, purtroppo
  • Solito gestionale perlopiù lineare
  • Profondità quasi nulla