Vivere con i Google Glass: Giorno #11, Party Hard in Romagna

Questo articolo fa parte di una serie, chiamata "Vivere con i Google Glass" che ci permetterà di raccontarvi cosa vuol dire indossare la rivoluzione tecnologica del nostro futuro.

Come si sanno divertire i romagnoli, nessun altro in Italia, probabilmente (e lo dico da noiosissimo fiorentino, scatenando probabilmente le ire dei fiorentini stessi). Invitato ad una festa di amici molto intimi, ho deciso allora di portare, oltre alla mia persona, anche i miei Glass, sicuro che senza preoccuparmi di averli in testa (come successo già per i Muse, passati i primi 10 minuti di terrore) avrei potuto godermi comunque la festa. E così è stato, almeno fino all'arrivo di un gigantesco acquazzone dalle proporzioni bibliche. Ho reso felice qualche nerdaccio (così autodefinito), scattato qualche foto e raccolto lo spirito della festa in qualche buia e mossa foto. Se non teniamo conto del sensore, sicuramente di qualità poco più che sufficiente, i Glass si sono rivelati ancora una volta degli ottimi compagni di vita per foto e video.

Permettendo di fotografare momenti altrimenti persi. Test "Party Hard" passato. Si sarebbero potuti rompere? Sì, come comunque qualsiasi cosa di tecnologico che avrei potuto avere addosso. O quasi.

Quello che mi ha davvero stupito dei Glass è il loro funzionamento quasi impeccabile. La connessione Bluetooth (nonostante un mio particolare astio verso questa tecnologia) si è sempre rivelata stabile, il passaggio tra Wi-Fi e tethering Bluetooth è totalmente trasparente all'utente e i Glass semplicemente funzionano sempre. E non è poco per un prototipo. Nessun inceppamento, nessun rallentamento, nessun lag, in parole povere una perfezione ingegneristica che, duole ammetterlo, non è sempre stato il cavallo di battaglia di Google. Ho sempre ottenuto quello che volevo ottenere dai miei Glass senza intoppo alcuno. Un esempio notevole è la condivisione dei contenuti, che funziona sempre in modo fluido. Ma questo lo analizzeremo domani.