Google sta pensando di aumentare le proprie entrate derivanti dal Play Store

Andrea Bordin
Andrea Bordin
Google sta pensando di aumentare le proprie entrate derivanti dal Play Store

Sembra che in Corea del Sud Big G stia trattando con gli operatori per aumentare la propria quota (a discapito di questi ultimi) dall'attuale 5% al 15% parificandola così con quella degli stessi carriers; attualmente le quote sono così suddivise: 70% allo sviluppatore, 25% al carrier e 5% per Google stessa.

Nel mese di maggio Google ha generato ricavi per 350 milioni di dollari, di questi 17,5 sono rimasti nelle tasche del colosso di Mountain View (col suo attuale 5%), che passerebbero invece a 52,5 se fosse già valida la suddivisione 70-15-15 (obiettivo non dichiarato: 500 milioni di dollari per l'anno 2014).

I carriers saranno così facilmente propensi a rinunciare a questa grossa fetta? Di sicuro in gioco ci sono cifre "importanti": Hugo Barra durante il  keynote di maggio parlava di 48 miliardi di app installate, e di una continua crescita; nei soli primi quattro mesi (presumiamo che si riferisse a questi vista la data del keynote) del 2013, Google avrebbe pagato agli sviluppatori una cifra maggiore rispetto a quella corrisposta per l'intero 2012.

Le abitudini stanno cambiando, come avevamo detto più volte anche l'utenza Android si sta allineando a quella di iOS, di fatto il riferimento assoluto visto che il 74% delle app a livello mondiale viene scaricato per prodotti Apple.

Insomma, Google si ritrova tra le mani questo immenso "giocattolo" che vuole monetizzare maggiormente, anche perché non guadagna nulla (in maniera diretta) dal "quasi miliardo" di installazioni Android in giro per il mondo, ma lo fa invece da molti servizi correlati, Play Store in primis per l'appunto.

Il robottino verde è già presente su un vasto ventaglio di dispositivi, ed è ovvio che voglia "approdare" ad altro come console o computer; ma se da una parte è vero che maggiore è l'utenza e maggiori sono le possibilità di vendita, è vero anche che per incentivare l'installazione di app a pagamento non servono solo applicazioni in quantità, ma anche di qualità.

Tornando all'argomento iniziale, non sappiamo se al di fuori della Corea del Sud Big G voglia intraprendere la stessa strada con altri carriers, ci auguriamo però che per aumentare il proprio profitto non vada a ledere la quota degli sviluppatori, perché più soldi per loro si tramuta in un numero maggiore di developers (invogliati dai guadagni) che a sua volta genera un numero maggiore di app e di conseguenza di acquisti; insomma è un cane che si morde la coda, allora lasciamo pure che questo cane giri talmente forte da creare un vortice, anche quando è argentino.

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