Su Google Play mancano molte applicazioni top dell'App Store: gli sviluppatori preferiscono ancora iOS?

Lorenzo Quiroli
Lorenzo Quiroli
Su Google Play mancano molte applicazioni top dell'App Store: gli sviluppatori preferiscono ancora iOS?

Gli sviluppatori sono fondamentali per tutte le piattaforme mobile esistenti, Android compreso, e, non a caso, quest'ultimo Google I/O è tornato alle sue radici focalizzando l'attenzione su di essi. Google Play, il negozio di applicazioni e contenuti del robottino verde, è in rapida crescita ma in quanto a ricavi l'App Store di Apple rimane ancora davanti, anche se speriamo di potervi dare notizia del sorpasso entro fine anno.

Canalys ha confronta i due store e ha scoperto che delle prime 50 applicazioni gratuite del negozio di Apple, ben 18 non sono presenti su Google Play, mentre tra quelle a pagamento addirittura 21 mancano nello store di Google. Alcune tra di esse sono applicazioni famose, come Vine e Music di Twitter, ma il settore il cui iOS rimane davanti è quello dei giochi, ossia la categoria più redditizia: 9 delle 18 app mancanti gratuite e 12 delle 21 a pagamento appartengono a questa cerchia, con titoli come Draw Something 2, Robot Unicorn Attack 2 e Sonic Dash tra quelli gratuiti, e Kick the Buddy: No Mercy e Teenage Mutant Ninja Turtles: Rooftop Run tra quelli a pagamento.

Perché gli sviluppatori ancora oggi preferiscono sviluppare prima per iOS che per Android? La domanda è legittima e ricorrente ma la risposta non è semplice come molti penserebbero, additandone la colpa alla frammentazione. Per alcune start-up che partono con un'idea da realizzare, sviluppare per entrambe le piattaforme dal primo momento è troppo dispendioso, anche se di certo ciò non si applica ad una azienda come Twitter: in quel caso la scelta è puramente strategica.

Le considerazioni sono molte; secondo svariate analisi, gli utenti iOS trascorrono più tempo utilizzando app, scaricano di più (anche se ormai siamo ad un sostanziale pareggio) e pagano anche di più: sappiamo che c'è una parte di utenti Android che non usa nemmeno le applicazioni, e anche Google lo sa visto che ha cambiato il metodo di raccoglimento dati sulle versioni di Android in modo da escludere questo gruppo.

L'argomento non è così banale e tocca anche questioni che dal nostro punto di vista potremmo non considerare: come dice Ash Rust, fondatore di SendHub, la scelta di sviluppare prima per iOS è stata resa necessaria anche da motivi pratici: "A San Francisco, dove sono presenti molte delle aziende emergenti, la maggior parte degli addetti al settore usa un iPhone. Lo usano le persone del nostro team, i nostri amici e i nostri parenti; per questo iOS è stata la nostra prima scelta, perché avremmo potuto avere immediatamente le opinioni di chi avevamo accanto".

Questo problema, per quanto possa sembrare marginale, si applica addirittura ad una compagnia delle dimensioni di Facebook, e non possiamo di certo dire che ad oggi l'app Android di Facebook sia migliore di quella iOS.

Ajay Kamat, autore dell'app Wedding Party, ha evidenziato la mancanza di sviluppatori esperti per Android, molto più rari rispetto a quelli per iOS. Anche la 955 Dreams fornisce la sua opinione, spiegando di nutrire molto interesse per il robottino verde: "Stiamo ancora imparando i dogmi di Android, sia dal punto di vista del design che dello sviluppo; queste cose non possono essere forzate. Prima di Ice Cream Sandwich non avremmo potuto realizzare le nostre idee su questa piattaforma dal punto di vista estetico e dell'esecuzione. Ma da allora, il ritmo con cui l'OS è migliorato è straordinario: tutti gli sviluppatori vorranno lanciare la loro app contemporaneamente su iOs e Android, se non ora, l'anno prossimo.

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Android ha percorso un lungo cammino e offre agli sviluppatori strumenti sempre più completi ed efficaci per eseguire il loro lavoro: l'obiettivo ora sarà diventare lo store per cui sviluppare come prima piattaforma. Certo che, se tra le app che mancano ad Android, una di esse è proprio di Google, allora abbiamo le nostre ragioni per sentirci un po' traditi.

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