Google apre le sue porte agli artisti indipendenti

Nicola Randone
Nicola Randone
Google apre le sue porte agli artisti indipendenti

Oggi è il giorno del tanto atteso debutto italiano di Google Music, il servizio del colosso di Mountain View che consente non solo il semplice acquisto di musica ma anche la possibilità di caricare gratuitamente la propria libreria musicale (con un limite di 20.000 brani) sul proprio account per disporne da qualsiasi dispositivo con una facile e potente interfaccia.

Google naturalmente non si è fermata a questo, insieme a Google Music sbarca in italia anche l'Artists Hub, sicuramente una delle sezioni più attese considerato che fino a ieri la registrazione era limitata ai soli residenti negli Stati Uniti.

Qui gli artisti potranno rivendicare la propria band (qualora gli album siano già in vendita nello store di Google) e modificarne le informazioni, oppure creare una nuova pagina e aggiungere gli album da vendere su Google Play. Google trattiene il 30% dei guadagni, sicuramente una percentuale alta, ma considerato il fatto che ogni artista potrà autoprodursi e vendere direttamente sul Play Store senza passare da alcun intermediario e soprattutto senza versare alcuna commissione o fee annuale su quello che carica, la cosa può essere accettabile.

Iniziare a vendere su Play Music è semplicissimo, basta raggiungere la pagina in questione, associare il proprio account Google al servizio o creare un nuovo account se non disponiamo di un indirizzo gmail, registrare il proprio account venditore ed iniziare a creare la pagina al costo, una tantum, di 25$.

Una volta creata la pagina possiamo aggiungere tutti gli album che vogliamo, deciderne il prezzo, modificare in qualsiasi momento le informazioni sulle tracce o aggiungerne di nuove, e visualizzare  le statistiche aggiornate di come i nostri brani stanno andando.

Naturalmente se abbiamo caricato dei video su YouTube, Google sarà in grado di identificarli e proporre all'utente l'acquisto del brano sullo store. Insomma, una vera e propria rivoluzione in un mondo prima dominato da iTunes e da tutti i vari distributori dove per fare la propria vetrina avevamo bisogno dell'etichetta o di aggregatori.

Ci auguriamo solo che gli sforzi degli artisti vengano premiati dai loro fan che questa volta non avranno più la scusa di costi troppo alti o delle case discografiche che si prendono tutto; la musica indipendente ha bisogno di essere supportata e col suo Artists Hub, Google dimostra ancora una volta di essere dalla parte delle persone e non delle multinazionali dell'intrattenimento che decidono quali artisti vendere e cosa la gente deve ascoltare.

In bocca al lupo allora a tutti gli artisti che leggono Android World.

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