Sergey Brin teme per la libertà di Internet

Giuseppe Tripodi
Giuseppe Tripodi Tech Master
Sergey Brin teme per la libertà di Internet

Tra tutte le notizie sul mondo Android, ci concediamo un piccolo break per riportare i pensieri di uno dei due "papà" del robottino verde, ossia Sergey Brin.
Il cofondatore di Google, infatti, in un'intervista rilasciata ieri al quotidiano inglese The Guardian si è detto preoccupato per la libertà di internet, sostenendo che mai come oggi questa è stata così in pericolo.

Nel lungo articolo, Sergey sostiene che i principi di apertura ed accesso universale che avevano caratterizzato la nascita del web, adesso stanno venendo meno; in particolare, punta il dito contro due diverse ed opposte realtà: i cosiddetti walled garden ed i governi.

Per quanto riguarda i primi, per chi non lo sapesse, generalmente è così che vengono chiamate quelle aziende che, pur di tutelare la loro impeccabilità nonché il controllo su applicazioni e servizi, utilizzano politiche di chiusura nei confronti degli utenti.
A tal proposito, il cofondatore di BigG ha citato Facebook ed Apple, sostenendo che, per collaborare con loro, devi giocare secondo le loro regole, e le loro regole sono davvero troppo restrittive, sottolineando anche come  quando vengono imposte tutte queste norme, si soffoca il progresso.


Con una particolare attenzione al colosso blu dei social network, Brin non manca di accusare (nuovamente) Zuckerberg e compagnia di impedire il trasferimento dei dati degli utenti verso altre piattaforme, quando invece Facebook ha risucchiato contatti da Gmail per anni.

A parte tutto ciò, secondo il giovane imprenditore russo, un'altra faccia della quale preoccuparsi è quella della politica che negli ultimi anni si è resa conto di quanto potente sia il mezzo di internet e stia cercando di limitarne la libertà: sicuramente tutti ricorderete le leggi SOPA e PIPA che, fino ad un paio di mesi fa, stavano seriamente rischiando di tappare la bocca a moltissimi blogger.
L'esempio che Sergey porta come dimostrazione è, ovviamente, quello della Cina, dove Internet è parzialmente oscurato; tuttavia, Ricken Patel, cofondatore di Avaaz, network di attivisti che conta circa 14 milioni di iscritti, sostiene che anche gli Stati Uniti e l'Italia siano in serio pericolo per quel che riguarda la libertà del web, così come praticamente quasi tutto il resto del mondo.

Insomma, Sergey Brin ha sparato a zero un po' su tutti, ma d'altronde se ci si sceglie un motto come Don't be evil, si deve per forza di cose mantenere una certa linea d'azione.
E voi cosa ne pensate? Ha ragione il padre di Google? E quanti, invece, temono anche BigG come minaccia per la loro libertà?