iOS Vs Android: non è solo questione di sistema operativo

Nicola Ligas
Nicola Ligas Tech Master
iOS Vs Android: non è solo questione di sistema operativo

IOS e Android sono rivali naturali, e noi siamo anche contenti che sia così, non per una qualche forma di odio atavico verso Apple, anzi; la competizione stimola il miglioramento, la nascita di nuovi servizi, ed è una prerogativa fondamentale per l'evoluzione. Ma mentre a Cupertino giocano in casa anche dal lato hardware, lo stesso non si può dire di Mountain View. Da una parte abbiamo "Cinderella iOS" e la sua "scarpetta" iPhone, dall'altra...una pletora di terminali ciascuno pretendente al rango di "calzare" dell'anno. E al "principe Android" farà bene tutto questo?

Apple ha impartito una lezione che in pochi hanno ascoltato e ancora in meno hanno messo in pratica: il successo di un marchio non è dato solo dal numero di nuovi dispositivi che sforna ogni mese, dal prezzo concorrenziale o dalle novità introdotte, ma dalla capacità di far percepire all'utente che ciò che l'azienda produce è ciò di cui lui ha bisogno; nel creare un prodotto che sia insomma uno status symbol, indipendentemente dai suoi meriti oggettivi.

Non fraintendeteci, siamo contenti che l'offerta Android sia diversificata e che ci siano terminali a 99€ come a 599€, ma non possiamo fare a meno di notare una certa mancanza di "convinzione generale" dei vari produttori nei confronti dei loro stessi prodotti, cosa che certo non si può dire di Apple.

Prendiamo ad esempio due dei maggiori marchi Android: HTC e Samsung (non ce ne vogliano gli altri, ma anche per ragioni di brevità è meglio limitarsi ad un paio di casi).

HTC sforna un modello nuovo dopo l'altro, tanto da arrivare a paradossi come quello del Desire: uscito un anno fa e da molti accreditato come il primo vero rivale di iPhone, l'ex modello di punta della casa taiwanese si è sentito messo da parte, prima da un suo ipotetico successore, il Desire S, che migliora giusto alcuni dettagli ma senza portare l'esperienza d'uso al prossimo livello, poi dalla telenovela del suo aggiornamento a Gingerbread, che sembra in arrivo ma ancora non si sa a quale prezzo.

E nel frattempo non si contano i nuovi modelli introdotti, mentre al contrario si stenta a capire se ce ne sia uno tra tutti questi in cui HTC creda davvero.

Samsung dal canto suo sembra vivere nell'eterno terrore di Apple. Lasciando da parte le cause giudiziarie, la presentazione dei nuovi Galaxy Tab da 10 pollici è stata quantomeno comica: il tablet fa il suo debutto in società all'MWC (e noi lo proviamo anche), salvo poi venire scalzato da una nuova versione più snella e tutto per cercare di battere nel suo stesso campo il neonato iPad 2, con buona pace della confusione eventualmente indotta negli utenti.
E le cose sono andate solo lievemente meglio (per ora) con il Galaxy S II. Si tratta unanimemente del telefono del momento, i pochi difetti si trovano a fatica, ma nonostante questo Samsung non sembra del tutto convinta della sua bontà. Ad esempio, la frequenza di clock dello smartphone è stata aumentata di 200MHz poco prima della sua messa in vendita: tutto bene, per carità, basta che non diventi un gioco al rialzo continuo per rincorrere la concorrenza, come invece sembra potrebbe essere. E in questo discorso non vogliamo neanche infilare le eventuali versioni con schermo SLCD, chip Tegra 2, NFC o altre variazioni sul tema (Windows Phone 7?)

Apple sforna prodotti non sempre perfetti, ma non per questo si guarda attorno con timore, anzi continua per la sua strada e a volte riesce anche a trasformare quei difetti in vanti.

Nel panorama Android invece si preferisce puntare tutto sul nuovo modello, nella speranza che il precedente venga presto dimenticato.

Android non può e non deve essere un sistema operativo per soli appassionati ma, mettendosi nell'ottica di un non addetto ai lavori, che voglia comprare un oggetto affidabile e che non sparisca dagli scaffali e dai piani operativi del suo stesso produttore nel giro di pochi mesi, è difficile trovare una soluzione affidabile. Importante in questo senso è il giro di vite dato da Google in merito ai "18 mesi obbligatori" di aggiornamenti. Altrettanto importante sarà vedere chi e come li metterà in pratica. La "vittoria" o meno nei confronti della concorrenza non è solo appannaggio del sistema operativo, ma del modo in cui questo viene offerto e, ancora una volta, non possiamo fare a meno di pensare che l'occasione non sia stata del tutto colta.